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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 23
 
originale
 
23 Quid vero Caesarem putamus, si divinasset fore ut in eo senatu quem maiore ex parte ipse cooptasset, in curia Pompeia, ante ipsius Pompei sirnulacrum, tot centurionibus suis inspectantibus, a nobilissumis civibus, partim etiam a se omnibus rebus ornatis, trucidatus ita iaceret, ut ad eius corpus non modo amicorum, sed ne servorum quidem quisquam accederet, quo cruciatu animi vitam acturum fuisse? Certe igitur ignoratio futurorum malorum utilior est quam scientia.
 
traduzione
 
23 E Cesare? Se mediante la divinazione avesse saputo che in quel senato che per la maggior parte aveva riempito di suoi fedeli da lui nominati, nella curia di Pompeo, proprio dinanzi alla statua di Pompeo, sotto gli occhi dei suoi centurioni, sarebbe stato trucidato da eminentissimi cittadini, alcuni dei quali egli stesso aveva colmato di onori d'ogni sorta, e sarebbe rimasto l? al suolo, senza che al suo corpo non si avvicinasse non solo nessuno dei suoi amici, ma nemmeno dei suoi schiavi, - con quale angoscia avrebbe trascorso tutta la vita? Dunque il non sapere i mali futuri ? certamente pi? utile che il saperli.
 

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